Festa di San Nicola e del Vischio

Martedì 6 dicembre 2022
Argenta

MARTEDI' 6 DICEMBRE, festeggiamo il patrono di Argenta SAN NICOLA con la bellissima fiaccolata organizzata da Trigallia Ass. di diffusione culturale.

🎅 PROGRAMMA 🎅

ore 10.00: apertura pista di pattinaggio

ore 15.00: apertura delle bancarelle con degustazioni di prelibatezze locali (mistuchine, frittelle di mele, torte)

☕ Cioccolata calda per i bambini e vin brulè per i più grandi, gratuiti

ore 16.30: ritrovo per la fiaccolata, in Via Trieste 5/7 ad Argenta (incrocio delle via della stazione)

ore 17.00: partenza  per il Duomo di San Nicolò (Piazza Mazzini), accompagnati da musiche natalizie con il tamburo e cornamusa

ore 17.30: Messa del santo patrono al Duomo di San Nicolò (Piazza Mazzini)

ore 18.15: partenza per la fiaccolata

Allo stand di San Nicola, troverete il vischio di buon auspicio.

🎁 Tutti i bambini che partecipano alla fiaccolata, riceveranno il dono di San Nicola

Discorso di San Nicola di Argenta

Cari fratelli e sorelle di Argenta, cari bambini e bambine, sono davvero contento di trovarvi qui, proprio oggi.

Questa è la festa di Argenta, infatti io sono il Patrono di questa città. E' il giorno della mia festa e perché possiate ricordare ancora meglio questo giorno vi racconterò chi sono: il mio nome è Nicolaus ma in molti posti lo hanno modificato in tanti modi: Nicola, Nicolò, Niccolino, etc. etc.

Tanti secoli fa, quando ero più giovane, beh, si...ho fatto diversi miracoli e anche molti doni generosi. In seguito a queste buone azioni le persone hanno sempre più avvicinato la mia figura ai bambini buoni, dicendo che portavo a loro dei doni: “Se hai fatto il bravo questa notte verrà San Nicola e ti porterà un dolcetto”.... Da queste parti sono particolarmente amato: mi avete accolto come Patrono della vostra città, c’è anche una frazione di Argenta dal nome San Nicolò e qui, a poche decine di passi, laggiù in fondo, molti secoli fa mi avete dedicato la chiesa più importante: il DUOMO.

Anche qui ad Argenta ho compiuto un mio piccolo miracolo: erano passate poche settimane dal terribile bombardamento che durante gli ultimi giorni della Seconda guerra mondiale aveva distrutto interamente la città; ovunque c’erano macerie e qui, proprio qui dove ora noi sediamo, c’erano enormi crateri provocati dalle bombe. Ahh..Che giorni terribili!...Insieme a tutti gli altri palazzi purtroppo anche il Duomo di San Nicolò fu distrutto ma l’intera facciata era rimasta intatta. Si reggeva in-spie-ga-bil-mente in piedi, senza le pareti laterali che la sorreggessero! E lassù, in cima alla facciata, ancora intatta, c’era anche l’antica statua di marmo che mi ritraeva: "un bel ritratto devo dire, mi assomigliava proprio"…

Una sera gli argentani si erano raccolti in un piazzale, laggiù in fondo, verso la strada statale, per assistere a una cosa molto particolare per quell’epoca: il cinematografo....

Durante la proiezione del film gli spettatori udirono un grande boato… Per un attimo i ricordi della guerra si fecero vivi… Per fortuna questa volta non si trattava di bombe, ma della facciata del Duomo che era crollata, spanciando nella piazza che le stava di fronte come una enorme costruzione di mattoncini lego. Tutti accorsero e con grande meraviglia trovarono fra i mattoni polverizzati la statua di marmo di San Nicola, praticamente intatta! Un vero miracolo!!! E’? Per anni rimase nel giardino dell’edificio dell'opera pia Beneficenza Manica, in attesa di individuare un luogo dove piazzarla e finalmente oggi potete ammirarla sul lato sinistro dell’ingresso dell’attuale Duomo di San Nicolò. Già... San Nicolò...

Dovete sapere che il mio nome diventò famoso nel nord Europa e io divenni un Santo molto amato. In alcuni luoghi addirittura mi hanno associato al Dio germanico Odino.Ah, Ah….Ooodinooo! Odinooo...

Ma la cosa ancor più strana è successa quando, alcuni emigranti del nord Europa partirono per la lontana America e lì il mio nome, che in tedesco era diventato Sinte Klass, si trasformò in Santa Claus. Eh, gli americani sono dei burloni e così mi hanno trasformato completamente facendomi diventare letteralmente un altro uomo. E così da alcuni decenni, quest’altro uomo è ritornato qui in Europa ed ha iniziato a portare doni in tutte le case dei bambini buoni, è?…Ve lo voglio presentare, è venuto appositamente per voi. È... mio cugino Babbo Natale!!!

Grazie bambini, grazie e non dimenticate che nei prossimi giorni qui nella piazza aprirà l’ufficio di Babbo Natale. Portate lì la vostra letterina. Ah, un’altra cosa importante: oggi potete già trovare il vischio, mi raccomando, appendetelo alla vostra porta di casa, vi porterà gioia, fortuna e serenità. Grazie a tutti, bambini, ci ritroveremo il prossimo anno per festeggiare ancora San Nicolò…o San Nicolao.., forse San Nicolaus…beh, fate voi...ciao bambini, ciao e... arrivederci!...

La storia di San Nicola

In Italia lo conoscono tutti come Babbo Natale. Qualcuno lo chiama Papà Natale, forse perché in certe regioni “babbo” è considerato irriverente. Nel resto del mondo i nomi si sprecano: Santa Claus, Father Christmas, Father Frost, Joulupukki, Kris Kringle, Père Noël, Sabdiklos, Sinter Klaas, Weihnachtsmann... Ma dietro questi mille nomi si nasconde la stessa identica figura: un vecchio paffuto e rubicondo, con una candida barba bianca e un inesauribile sacco pieno zeppo di doni. I bambini di tutto il mondo lo amano. Ma anche i più grandi continuano a lasciarsi sedurre dall’espressione paciosa di questo grosso nonno. I pubblicitari, poi, lo adorano: è lui il testimonial più richiesto e gettonato degli ultimi 100 anni.

Non tutti sanno che la figura del rubicondo nonnone è stata ispirata da un santo, amatissimo sia nel mondo cattolico che in quello ortodosso. Parliamo di San Nicola, vescovo di Myra, nato nel III secolo d.C. a Pàtara, città portuale della Lycia (penisola meridionale dell’Asia Minore, l’odierna Turchia).
La devozione popolare gli ha attribuito numerosi miracoli, in buona parte rivolti a fanciulli e giovani ragazze. Per questo, è considerato il “Santo dei bambini”.

In occasione della festa di San Nicola - il 6 dicembre -, in alcuni Paesi europei (Germania, Olanda e, più in generale, nel Nord Europa) si affermò l’usanza di affidare a San Nicola il ruolo di dispensatore di regali ai bambini: secondo la leggenda, il Vescovo si sposterebbe nottetempo in groppa a un cavallo (o a un asino), lasciando dolci e strenne nelle scarpe dei bimbi buoni. In talune tradizioni, San Nicola è visibile in pieno giorno ed è scortato da un losco individuo (il cui nome varia a seconda dei Paesi: Black Pete, Krampus, Père Fouettard…): mentre il Vescovo premia i bambini buoni, il suo “truce” aiutante si occupa dei monelli.
La tradizione dei regali arrivò negli Stati Uniti con gli emigranti olandesi che fondarono New Amsterdam. Il loro Sinter Klaas, in breve tempo, si trasformò in Santa Claus. E il suo arrivo (tradizionalmente legato alla festa del santo) fu fatto coincidere con il Natale. Un ruolo particolarmente incisivo per il Santa Claus americano ebbero gli scrittori Washington Irving e Clement Clarke Moore e i disegnatori Thomas Nast e Haddon Sundblom. Furono loro a delineare il ritratto di Babbo Natale che tutti conosciamo: il vestito rosso bordato di pellicciotto bianco, la slitta volante, le renne, l’ingresso dal camino,la casa al Polo Nord, la fabbrica di giocattoli…

Il vischio

Baciarsi sotto un ramoscello di vischio la sera di Capodanno è ormai una tradizione consolidata e un rito che si ritiene “porti fortuna”. Il dono del vischio durante il periodo natalizio è un gesto considerato portatore di serenità, salute e fortuna. Forse non tutti sanno che l’origine del culto di questa pianta speciale risale ai Druidi celti che consideravano il vischio “sacro”.

Il vischio cresce come parassita sulle piante a piccoli cespugli o “palle” con foglioline verdi e bacche perlacee (tossiche).

Credenze e usi del vischio:
• Entra nelle nostre case nel periodo natalizio per i suoi buoni auspici; i rametti di vischio portanti foglie oblunghe e coriacee di colore verde e bacche sferiche di consistenza gelatinosa si appendono sulle porte di casa per augurare serenità e pace a coloro che ci vivono.
• Si appende alla porta di casa: se si passa sotto un ramo di vischio in compagnia ci si deve baciare e se una ragazza non riceve il bacio nell’anno successivo non si sposerà.
• La tradizione vuole che baciarsi la notte di Capodanno sotto il vischio protegga l’amore e gli innamorati.
• Appendiamo il vischio alla porta e regaliamolo insieme a pungitopo e agrifoglio per augurare a parenti e amici un anno nuovo ricco di armonia e felicità.
• Nell’antichità si credeva anche che se una donna sterile ne facesse uso, ben presto sarebbe divenuta fertile.
• I Popoli germanici la ritenevano una pianta donata dagli dei poiché non ha radici e nasce come parassita sul ramo di un’altra pianta. Si diceva che nascesse dov’era caduto il fulmine: forza divina, immortalità e rigenerazione.
• I Druidi, sacerdoti celti, che lo ritenevano un toccasana contro tutti i mali, lo raccoglievano con un particolare rituale durante il solstizio d’inverno. Il periodo non era scelto a caso: il solstizio d’inverno rappresentava il risveglio del Sole assimilato a una divinità che riportava pace e gioia nel mondo. Il rituale vedeva il più alto dei sacerdoti armato di un falcetto d’oro con il quale eseguiva un’evirazione simbolica del vischio dall’albero per poi raccoglierlo in un candido panno di lino affinché non perdesse i suoi poteri magici. Il rito era probabilmente propiziatorio stando a simboleggiare la morte dell’inverno con conseguenti festeggiamenti per l’arrivo della nuova primavera.
• Nel medioevo il popolo lo riteneva capace di domare gli incendi e ne appendevano alcuni rametti sulla soglia delle case e dei fienili.
• Sempre nel medioevo la tradizione aveva subito trasformazioni: lo si doveva raccogliere, ma non con la mano sinistra; in alcune regioni si faceva cadere il vischio colpendolo con un bastone, in altre con una freccia e si doveva afferrarne il cespo al volo prima che toccasse terra.
• Secondo una leggenda, l’origine di questa pianta è legata alla storia di un vecchio mercante avido e avaro che alla vigilia di Natale scoprì quanto male avesse fatto al prossimo e si mise a piangere. Le lacrime si posarono su un cespuglio e continuarono a splendere come perle. Era nato il vischio.
• I contadini bretoni attaccano dei grandi mazzi sulle facciate delle loro case e nel mese di giugno questi mazzi sono impressionanti per lo splendore dorato del fogliame. Per questo effetto, il vischio è chiamato anche il ramo d’oro.
Proprietà del vischio: le foglie sono utilizzate in fitoterapia sotto forma di tinture o d’infusi per la cura dell’ipertensione, dell’arteriosclerosi e delle embolie cerebrali. Il vischio è un ottimo regolatore delle mestruazioni, utilizzato per regolarizzare il ciclo mestruale; antispasmodico e sedativo svolge un’efficace azione sedativa nei casi di agitazioni nervose e lenisce i dolori causati da cefalee; diuretico e depurativo favorisce la diuresi e l’eliminazione delle sostanze tossiche come l’urea e l’acido urico; antinfiammatorio con applicazioni locali che alleviano i dolori causati da lombalgie, sciatalgie e da reumatismi.

Le mele di San Nicola

Il simbolo di San Nicola è costituito da tre mele dorate. Anche il frutto simbolico della Festa di San Nicola e del Vischio è la mela.

La “principessa” della nostra pianura è protagonista delle leccornie che troverete negli stand.
Il gesto caritatevole di San Nicola più conosciuto è quello dei tre sacchetti d’oro: un padre molto povero decise di destinare le tre figlie alla vita da strada per farle sopravvivere.

San Nicola trovò sulla loro finestra le scarpette delle tre ragazze e le riempì con tre sacchetti di monete d’oro. Grazie a questa “dote” le tre fanciulle poterono sposarsi. L’episodio dei tre sacchetti d’oro ha contribuito a creare l’immagine religiosa del santo, raffigurato con tre pomi d’oro in mano a ricordo dei tre sacchetti d’oro.